Se hai mai notato che un farmaco ti fa stare male solo per qualche ora dopo averlo preso, non sei solo. Molti pazienti segnalano nausea, capogiri o palpitazioni subito dopo aver ingoiato una compressa, e poi si sentono meglio nel resto della giornata. Questo non è un caso. È un picco plasmatico - un momento in cui la concentrazione del farmaco nel sangue sale troppo in fretta, e il tuo corpo reagisce come se fosse stato colpito da una scarica elettrica. La soluzione? Non ridurre la dose, ma dividerla.
Perché i picchi causano effetti collaterali
Quando prendi una compressa da 20 mg una volta al giorno, il tuo corpo assorbe tutto quel farmaco in poche ore. Il picco di concentrazione nel sangue può essere due o tre volte più alto del livello terapeutico necessario. Per alcuni farmaci, questo non è un problema. Per altri, è un rischio. Prendi il metformina: il 60% dei pazienti ha diarrea all’inizio della terapia. Ma se dividi la stessa dose totale - diciamo 1000 mg al giorno - in quattro assunzioni da 250 mg, la diarrea scende al 15%. Perché? Perché il tuo intestino non viene sommerso da una quantità eccessiva di farmaco in una volta sola.
Lo stesso vale per gli antipsicotici, gli oppioidi o gli stimolanti. La nausea, il tremore, la sonnolenza: spesso non sono effetti del farmaco in sé, ma del suo picco troppo alto. Il tuo fegato e i tuoi recettori non riescono a gestire l’assalto. Dividere la dose è come versare un bicchiere d’acqua lentamente invece di buttarlo tutto in un colpo.
Non è lo stesso che spezzare le compresse
Attenzione: dividere la dose non è lo stesso che spezzare una compressa. Questo è un errore comune. Se prendi una compressa a rilascio prolungato - come quella per l’ipertensione o il dolore cronico - e la spezzi, non stai riducendo il picco. Stai distruggendo il sistema che lo controlla. Le compresse a rilascio controllato hanno una copertura speciale che fa uscire il farmaco lentamente per 12 o 24 ore. Spezzarla è come forare un rubinetto a goccia e farlo scorrere a pieno regime. Il risultato? Un picco improvviso, e poi un crollo. E questo può essere pericoloso.
La FDA ha registrato oltre 1.200 casi di eventi avversi tra il 2015 e il 2020 legati a compresse spezzate male. Il 38% riguardava anticoagulanti come il warfarin, il 29% farmaci per la pressione. Un paziente di 68 anni ha avuto un’emergenza ipertensiva dopo aver spezzato una compressa di lisinopril da 40 mg, credendo di ottenere due dosi da 20 mg. In realtà, ha preso 10 mg per errore. La pressione è salita a 192/102. È finito in ospedale.
Quando la divisione della dose funziona
La divisione della dose funziona solo per farmaci con caratteristiche precise:
- Formulazione a rilascio immediato: la compressa deve sciogliersi subito, senza rivestimenti speciali.
- Mezza vita corta: meno di 6 ore. Farmaci come il lisinopril, il metformina o la venlafaxina si adattano bene.
- Indice terapeutico ampio: il farmaco ha un margine di sicurezza. L’acetaminofene ha un indice di 10 - puoi sbagliare la dose senza gravi conseguenze. Il digossina ha un indice di 1.8 - un errore può essere fatale.
- Nessun effetto concentrato dipendente: il farmaco non deve agire solo in un momento preciso. Ad esempio, alcuni anticoagulanti devono mantenere un livello costante per prevenire coaguli.
Secondo l’Australian Prescriber, farmaci con mezza vita superiore a 12 ore - come la sertralina - hanno un “buffer farmacocinetico” naturale. Anche se spezzi la compressa, il corpo mantiene una concentrazione stabile. Per questi, la divisione non serve. Ma per quelli con mezza vita di 3-5 ore, è una strategia valida.
Come fare la divisione in modo sicuro
Se il tuo medico ti dice che puoi dividere la dose, non improvvisare. Segui queste regole:
- Usa un tagliapillo dedicato, non un coltello o le unghie. Un tagliapillo di qualità riduce la variabilità della dose da oltre il 25% a meno del 5%.
- Dividi solo compresse con incisione (score). Le compresse senza incisione hanno una distribuzione irregolare del principio attivo.
- Non conservare le compresse spezzate più di una settimana. L’umidità e l’ossigeno possono degradare il farmaco.
- Prendi le dosi a intervalli regolari: se devi prenderne due al giorno, fai ogni 12 ore. Se quattro, ogni 6 ore.
- Monitora i sintomi. Se la nausea peggiora, o se ti senti più stanco, torna dal medico.
Uno studio dell’Università della British Columbia ha dimostrato che senza istruzioni, il 65% delle persone divide le compresse con una variazione di dose superiore al 15%. Con un semplice training di 15 minuti, quel numero scende al 12%.
Quando NON dividere mai
Alcuni farmaci sono assolutamente da non dividere, neanche se ti sembrano innocui:
- Anticoagulanti (warfarin, rivaroxaban): anche un 10% di variazione può causare emorragie o coaguli.
- Immunosoppressori (ciclosporina, tacrolimus): la dose deve essere perfetta per evitare il rigetto degli organi trapiantati.
- Chemioterapici: ogni milligrammo conta. La variabilità può ridurre l’efficacia o aumentare la tossicità.
- Composti a rilascio prolungato: tramadolo SR, felodipina Agon SR, aspirina enterica. Spezzarli distrugge il meccanismo di rilascio.
- Compresse rivestite: se la compressa ha un rivestimento colorato o brillante, non dividerla. È progettata per proteggere lo stomaco o il farmaco.
L’Agenzia Europea dei Medicinali ha stabilito che il 22% delle compresse con incisione non soddisfa i criteri di uniformità per essere divise in sicurezza. Eppure, il 73% dei farmacisti in Italia ha visto pazienti che provano a spezzare farmaci pericolosi. La maggior parte degli errori riguarda l’ossicodone a rilascio prolungato e l’aspirina enterica.
Il risparmio è reale, ma il rischio è più grande
Un motivo comune per cui le persone dividono le compresse è il costo. Una compressa da 80 mg di atorvastatina costa meno della metà di due da 40 mg. Risparmiare 300 euro l’anno è allettante. Ma GoodRx ha rilevato che il 89% delle persone che dividono compresse a rilascio prolungato hanno avuto problemi. La stessa indagine ha mostrato che il 42% lo fa per risparmiare. Il problema? Il risparmio potrebbe costarti molto di più in controlli medici, ricoveri o effetti collaterali gravi.
Pfizer ha risposto a questo problema introducendo dosi più basse di rivaroxaban: 5 mg e 10 mg, invece di solo 20 mg. I tentativi di spezzare le compresse sono calati del 78%. Questo è il futuro: farmaci progettati per essere presi così, non per essere tagliati.
Cosa sta cambiando
Nel 2023, l’ASHP (American Society of Health-System Pharmacists) ha pubblicato linee guida che identificano 14 classi di farmaci dove la divisione della dose può ridurre gli effetti collaterali: oppioidi a rilascio immediato, antipsicotici, stimolanti per l’ADHD. Allo stesso tempo, ha identificato 11 classi dove è vietato: immunosoppressori, antiaritmici, chemioterapici.
Un trial in corso al NIH (NCT05521034) sta testando se dividere la dose di venlafaxina (un antidepressivo) riduce la nausea dal 32% al 18%. I risultati saranno disponibili nel 2026. Nel frattempo, sette aziende farmaceutiche hanno depositato brevetti per compresse “intelligenti” - con incisioni progettate per mantenere il rilascio anche dopo essere state spezzate. Ma per ora, la regola è semplice: se non è scritto sul foglietto illustrativo che puoi dividerla, non dividerla.
Parla con il tuo medico o farmacista
Non decidere da solo. Anche se sembra una cosa banale, dividere una dose è un intervento farmacologico serio. Chiedi:
- Il farmaco è a rilascio immediato?
- Ha un indice terapeutico ampio?
- La mia mezza vita è corta?
- C’è una versione più bassa disponibile?
Se la risposta a una di queste domande è “no”, non rischiare. La medicina moderna non è più quella di una volta: non si tratta di fare di necessità virtù. Si tratta di usare la scienza per evitare i rischi.
Giovanni Biazzi
dicembre 2, 2025 AT 05:35Claudia Melis
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