Se hai avuto problemi di stomaco cronici, bruciore, gonfiore o ulcere che non migliorano con i farmaci comuni, potresti avere un’infezione da H. pylori. Questo batterio, scoperto negli anni ’80, vive nel tuo stomaco e può causare gastrite, ulcere e persino cancro allo stomaco. Eppure, molti lo ignorano fino a quando non è troppo tardi. La buona notizia? Si può diagnosticare e curare. La cattiva? Negli ultimi anni, gli antibiotici che un tempo funzionavano benissimo stanno perdendo efficacia. Ecco cosa devi sapere oggi, nel 2025, per affrontare questa infezione con sicurezza.
Come si rileva un’infezione da H. pylori?
Non esiste un solo modo per scoprire se hai H. pylori. La scelta dipende da cosa ti sta succedendo, da dove vivi e da quali farmaci hai assunto di recente. I test si dividono in due categorie: quelli che richiedono un’endoscopia e quelli che no.
I test invasivi si fanno durante l’endoscopia. Il medico preleva un piccolo campione di tessuto dallo stomaco. Da lì, può fare quattro tipi di analisi:
- Esame istologico: guarda il tessuto al microscopio. È molto preciso, ma serve un patologo esperto.
- Test della ureasi rapida (RUT): il più usato. Il campione viene messo in un liquido che cambia colore se il batterio è presente. È veloce, economico (costa tra i 10 e i 20 euro) e dà risultati in poche ore. Ma se hai preso un inibitore della pompa protonica (come omeprazolo o esomeprazolo) negli ultimi 14 giorni, potrebbe dare un falso negativo.
- Coltura: fa crescere il batterio in laboratorio. È l’unico modo per sapere quali antibiotici funzionano contro di lui. Ma richiede condizioni speciali e 3-7 giorni per avere i risultati.
- PCR: cerca il DNA del batterio. Molto sensibile, ma costoso e non sempre disponibile.
I test non invasivi sono più comodi. Non devi sottoperti a un tubo nello stomaco.
- Test del respiro con urea (UBT): bevi un liquido con urea marcata con carbonio-13. Se H. pylori è presente, lo trasforma in anidride carbonica che rilevi nel respiro. È il test più accurato: sensibilità e specificità sopra il 95%. Ma devi smettere di prendere PPI per 14 giorni e antibiotici per 4 settimane prima. Molti pazienti raccontano di aver avuto un bruciore terribile durante questo periodo.
- Test delle feci per antigene (SAT): controlla se ci sono tracce del batterio nelle feci. È altrettanto preciso dell’UBT, non richiede interruzioni di farmaci, e funziona bene anche nei bambini. È diventato il test più pratico per molti medici. In Italia, lo usano spesso perché non richiede preparazione complessa e i risultati arrivano in 24-48 ore.
- Serologia (esame del sangue): cerca gli anticorpi contro H. pylori. Ma qui c’è un inghippo: gli anticorpi rimangono nel sangue anche dopo che il batterio è stato ucciso. Quindi, se hai avuto l’infezione 5 anni fa, il test sarà positivo anche se ora sei sano. Serve solo per lo screening in aree ad alto rischio o per escludere l’infezione in casi dubbi.
Secondo un’indagine del 2023 su 250 gastroenterologi italiani, il 68% preferisce il test delle feci per la routine. È semplice, non invasivo, e non richiede che il paziente soffra per due settimane di bruciore di stomaco.
Perché la terapia tradizionale non funziona più?
Per anni, la terapia standard era quella a triplice combinazione: un inibitore della pompa protonica (PPI) + due antibiotici (claritromicina e amoxicillina o metronidazolo). Funzionava nel 90% dei casi. Oggi? In molte zone d’Italia e in tutta Europa, l’efficacia è scesa al 70-75%. La colpa? La resistenza agli antibiotici.
La claritromicina, un tempo l’antibiotico di scelta, ora è inefficace in oltre il 30% dei casi in Italia. In alcune regioni del Sud, arriva al 50%. Perché? Perché è stata usata troppo, spesso per infezioni non correlate, come raffreddori o bronchiti. Il batterio si è abituato. E quando l’antibiotico non funziona, l’infezione persiste.
La resistenza non riguarda solo la claritromicina. Anche la levofloxacina, un altro antibiotico usato come alternativa, sta perdendo efficacia. In alcune aree, più del 20% dei batteri sono resistenti anche a questo.
Il risultato? I medici non possono più prescrivere la terapia standard come prima cosa. Devono adattarla. E qui entra in gioco la terapia quadrupla.
Cos’è la terapia quadrupla e perché è diventata la prima scelta?
La terapia quadrupla è un cocktail di quattro farmaci: un inibitore della pompa protonica, bismuto, tetraciclina e metronidazolo. Funziona in due modi: il PPI riduce l’acidità, creando un ambiente più favorevole agli antibiotici; il bismuto ha un effetto diretto sul batterio e lo protegge dall’acidità; gli altri due antibiotici lo attaccano da due lati diversi.
Questo regime ha un’efficacia del 90% o più, anche dove la claritromicina è resistente. Per questo, le linee guida europee e americane lo raccomandano come prima scelta in tutte le aree con resistenza alla claritromicina superiore al 15% - e oggi, in Italia, questa soglia è superata ovunque.
La terapia dura 10-14 giorni. Devi prendere i farmaci in orari precisi. Il bismuto può rendere le feci nere e la lingua scura: è normale, non è un effetto collaterale pericoloso. La tetraciclina va presa a stomaco vuoto, altrimenti non viene assorbita bene. Il metronidazolo può causare nausea o un sapore metallico in bocca. Ma se la prendi come prescritto, la probabilità di sconfiggere l’infezione è altissima.
Una novità importante: nel gennaio 2024, la FDA ha approvato un nuovo sistema diagnostico chiamato GeneXpert H. pylori. Fa un test rapido su un campione di biopsia e dice in 90 minuti non solo se il batterio è presente, ma anche se è resistente alla claritromicina. È già disponibile in 150 centri negli Stati Uniti, ma in Italia è ancora raro. Però, è il futuro: terapia personalizzata, non a tentativi.
Cosa succede se la terapia quadrupla fallisce?
Se dopo 14 giorni non ti senti meglio, o se il test delle feci dopo il trattamento è ancora positivo, l’infezione è persistente. Allora, si va oltre. Si fa una coltura o un test molecolare per capire esattamente quali antibiotici il batterio resiste. Questo è fondamentale. Non si può più provare un altro antibiotico a caso.
Le opzioni successive includono:
- Terapia con vonoprazan (un nuovo bloccante del potassio, più potente dei PPI)
- Combinazioni con rifaximina o amoxicillina ad alte dosi
- Terapia con levofloxacina solo se il test mostra che il batterio non è resistente
Il vonoprazan, approvato negli Stati Uniti nel 2023 e disponibile in Italia dal 2024, ha dimostrato di aumentare l’efficacia della terapia del 15-20% rispetto agli inibitori della pompa protonica tradizionali. Perché? Perché riduce l’acidità dello stomaco molto più a lungo e in modo più stabile. E quando l’acidità è bassa, gli antibiotici funzionano meglio.
Ma attenzione: anche queste terapie hanno un limite. Se hai già provato più di due cicli di antibiotici diversi, il rischio di resistenza multipla sale. In questi casi, alcuni centri specialistici stanno sperimentando terapie con batteriofagi (virus che uccidono i batteri) o probiotici specifici, ma sono ancora in fase di studio.
Come evitare che l’infezione torni?
Una volta guarito, non puoi stare tranquillo. H. pylori si trasmette per via orale-fecale. Cibo contaminato, acqua non potabile, contatti stretti con persone infette - sono tutti rischi. In Italia, la trasmissione avviene spesso in famiglia, tra genitori e figli.
Per prevenire la reinfezione:
- Evita di condividere posate, bicchieri o spazzolini da denti
- Lava bene le mani prima di mangiare e dopo essere andato in bagno
- Se vivi in una casa con più persone e qualcuno ha avuto H. pylori, considera di fare il test anche agli altri
- Bevi acqua potabile e mangia cibi ben lavati e cotti
Non esiste un vaccino. Ma la prevenzione è semplice: igiene e consapevolezza.
Il futuro della diagnosi: test delle feci per la resistenza
Un grande passo avanti è in arrivo. Un trial internazionale (NCT05214345) sta testando un nuovo esame delle feci che, senza endoscopia, riesce a rilevare le mutazioni genetiche che rendono H. pylori resistente alla claritromicina. Se funziona, potremo scegliere la terapia giusta fin dal primo giorno, senza dover aspettare i risultati di un’endoscopia.
Questo potrebbe cambiare tutto. Non più terapie empiriche. Non più fallimenti. Solo terapie mirate, personalizzate, efficaci. E tutto con un campione di feci.
Già oggi, in alcuni centri italiani, si fa il test molecolare sulle feci per i bambini o per chi non può fare l’endoscopia. Ma è ancora costoso (150-300 euro) e non sempre coperto dal Servizio Sanitario Nazionale. La speranza è che nei prossimi due anni diventi accessibile a tutti.
Quando chiamare il medico?
Non aspettare che il dolore diventi insopportabile. Se hai:
- Bruciore di stomaco che non passa dopo 2 settimane di farmaci
- Perdita di peso involontaria
- Vomito con sangue o feci nere e appiccicose
- Storia familiare di cancro allo stomaco
Chiedi subito un test per H. pylori. Non è un’emergenza, ma è una priorità. La diagnosi precoce può prevenire complicazioni gravi.
Posso fare il test del respiro se prendo l’omeprazolo?
No. Se prendi omeprazolo, esomeprazolo o altri inibitori della pompa protonica, devi smettere almeno 14 giorni prima del test del respiro. Altrimenti, il risultato sarà falso negativo, perché il farmaco riduce la quantità di batteri nello stomaco. Se non puoi smettere per il bruciore, chiedi al tuo medico di fare il test delle feci, che non richiede interruzioni.
Il test delle feci è affidabile per i bambini?
Sì, ed è il test preferito dai pediatri. Non richiede l’assunzione di liquidi sgradevoli, non espone a radiazioni (a differenza del test con carbonio-14), e non ha bisogno di preparazione. È sicuro, semplice e altrettanto accurato del test del respiro nei bambini sopra i 5 anni.
Se ho avuto H. pylori e sono guarito, posso riprenderlo?
Sì, ma è raro. La reinfezione avviene soprattutto nei primi due anni dopo la cura, soprattutto se vivi in un ambiente con scarsa igiene o se qualcuno in casa è ancora infetto. Dopo 5 anni, il rischio scende a meno dell’1% all’anno. Per questo, è importante controllare anche i familiari e mantenere buone abitudini igieniche.
La terapia quadrupla fa male?
Può causare effetti collaterali come nausea, diarrea, sapore metallico in bocca o feci scure. Ma questi sono temporanei e non pericolosi. La maggior parte dei pazienti li tollera bene. L’importante è completare il ciclo intero: se ti fermi prima, il batterio può resistere e tornare più forte.
Cosa succede se non tratto l’infezione da H. pylori?
Senza trattamento, l’infezione persiste per anni o decenni. Può causare gastrite cronica, ulcere gastriche o duodenali, e aumenta il rischio di cancro allo stomaco di 3-6 volte. Non è una minaccia immediata, ma è una bomba a orologeria. Curarla non è solo per il bruciore: è per proteggerti a lungo termine.
Michela Rago
dicembre 4, 2025 AT 14:05Ho fatto il test delle feci l’anno scorso dopo mesi di bruciore che non passava. Risultato positivo. Ho fatto la quadrupla e dopo 10 giorni mi sentivo come nuovo. Il bismuto mi ha fatto le feci nere, ho pensato di essere malato, invece era normale. Consiglio a tutti di non sottovalutare il bruciore cronico.
Non è solo “stomaco sensibile”.
Silvana Pirruccello
dicembre 6, 2025 AT 00:09Io ho provato il test del respiro e ho dovuto smettere l’omeprazolo per due settimane. Mi sono sentita come se avessi un fuoco dentro lo stomaco. Non lo rifarei mai più. Il test delle feci è la scelta intelligente. Perché far soffrire la gente quando c’è una soluzione semplice?
Pasquale Barilla
dicembre 6, 2025 AT 22:09La vera questione non è se H. pylori va curato, ma perché la medicina moderna continua a trattarlo come un’entità isolata, quando in realtà è un sintomo di un ecosistema gastrico disfunzionale. La terapia quadrupla è una banda-aid su un sistema che ha bisogno di riequilibrio, non di bombardamento antibiotico. La resistenza non è un caso, è un effetto collaterale di un modello sanitario riduzionista che vede il corpo come una macchina da riparare con pezzi di ricambio chimici.
La natura non ha bisogno di quattro farmaci per guarire. Ha bisogno di tempo, di alimentazione consapevole, di riduzione dello stress. Eppure, nessuno ne parla. Perché? Perché non si guadagna abbastanza con il consiglio, ma si guadagna con la prescrizione.