Ti sei mai trovato in una situazione dove tutto fila alla perfezione ma, improvvisamente, il tuo corpo decide per te e il piacere sfuma troppo in fretta? Parliamoci chiaro: la precocità in ambito sessuale è un tema più diffuso di quanto si pensi, molto più comune di quanto la gente ammetta tra amici o in palestra. Le statistiche parlano chiaro: secondo uno studio pubblicato sul Journal of Sexual Medicine nel 2024, l’eiaculazione precoce (EP) colpisce circa il 27% degli uomini tra i 18 e i 55 anni in Italia. Ecco perché ogni anno vengono digitati sul web milioni di ricerche su "precose" o "eiaculazione precoce". Dietro la vergogna e i battutoni da spogliatoio si nasconde una realtà condivisa, fatta di paure, aspettative e molta voglia di ritrovare la serenità sotto le lenzuola.
Cos’è davvero la precocità? Quando diventa un problema
Sfatiamo subito un mito: un episodio occasionale non vuol dire che hai un problema. A tutti può capitare una volta ogni tanto, specie nei momenti più intensi o pieni di emozione. Gli esperti parlano di eiaculazione precoce solo quando l’uomo raggiunge l’orgasmo entro circa un minuto dalla penetrazione con una frequenza che crea disagio personale o di coppia per almeno sei mesi.
È importante capire che non esiste un tempo "giusto" che valga per tutti: ognuno ha i suoi ritmi e i suoi modi di vivere l’intimità. Tuttavia, se fai parte di quel gruppo di persone che si sentono spesso frustrate, magari schivando momenti di vicinanza per paura di deludere la partner, allora potresti trovarti davanti a qualcosa che merita attenzione. La cosa positiva? Parlarne e affrontarla porta spesso già i primi miglioramenti. Se anche tu hai notato che la tua voglia di far l’amore scende a picco per la paura di "fare troppo in fretta", sappi che è una reazione comunissima, quasi di autoprotezione.
Ma quali sono le radici di questo fenomeno? Lo scenario è ampio. Le cause possono essere sia fisiche che psicologiche, a volte mischiate tra loro come in un cocktail troppo carico. Tra i fattori psicologici troviamo ansia da prestazione, stress, sensi di colpa, crisi di coppia e perfino problemi di autostima. Sul lato fisico, potrebbero esserci livelli alterati di ormoni come serotonina e dopamina, infiammazioni della prostata o del tratto urinario, oppure l’effetto collaterale di alcuni farmaci (antidepressivi, per esempio). Se hai dubbi, una chiacchierata dal medico può fare miracoli, molto più di mille ricerche fai-da-te. Ah, e no: non si eredita geneticamente, anche se qualcuno in famiglia ha avuto esperienze simili.
Un’informazione che spesso viene sottovalutata riguarda la correlazione con altre patologie. Alcuni studi pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità hanno mostrato che chi soffre di diabete, tiroide ipoattiva o disturbi cardiovascolari ha un rischio maggiore di sviluppare disturbi dell’eiaculazione. Per questo motivo, tener sotto controllo la salute generale può aiutare anche in ambito sessuale.
Strategie e rimedi: cosa funziona davvero (e cosa evitare)
C’è una quantità infinita di consigli, trucchetti e prodotti che promettono di risolvere il problema in una notte, come se fosse magia. Spoiler: la soluzione miracolosa non esiste ancora, ma ci sono tante strade che possono funzionare davvero, soprattutto se personalizzate. Il punto chiave sta nel conoscere il proprio corpo e non buttarsi subito su rimedi improvvisati o, peggio, su prodotti a basso costo trovati nei meandri più oscuri di internet. La consapevolezza di sé è già metà della battaglia vinta.
Una delle tecniche più discusse (e con basi scientifiche) è il "metodo pause and squeeze", ideato da Masters e Johnson negli anni ’60. Consiste nel fermarsi durante il rapporto quando si avverte la sensazione di "punto di non ritorno", stringendo leggermente la base del pene per qualche secondo, finché il desiderio di eiaculare non diminuisce. Ripetere più volte, col tempo, insegna al corpo nuovi ritmi. La tecnica della "start and stop" funziona in modo simile: si interrompe la stimolazione poco prima dell’orgasmo, si aspetta e poi si ricomincia. Non sempre semplici da attuare alle prime armi, ma efficaci con un po’ di esercizio e complicità della partner.
Molti uomini trovano utile il Kegel, sì, proprio gli esercizi pensati per il pavimento pelvico. Allenando questi muscoli è possibile migliorare il controllo dell’eiaculazione. Basta esercitarsi tre volte al giorno per qualche settimana: contrai i muscoli come se dovessi interrompere la pipì, mantieni la contrazione per 5 secondi e poi rilascia. Non serve pesarsi sui numeri: la costanza è l’alleata più fedele.
Vediamo qualche dato concreto con un confronto tra le principali soluzioni impiegate:
Rimedio | Efficacia (%) | Difficoltà | Durata Beneficio |
---|---|---|---|
Pause & Squeeze | 60 | Media | 2-6 mesi |
Esercizi Kegel | 50 | Bassa | 4-8 settimane |
Spray desensibilizzanti | 40 | Bassa | Uso occasionale |
Terapia psicologica | 70 | Alta | Lungo termine |
I cosiddetti spray o creme desensibilizzanti possono aiutare temporaneamente, riducendo la sensibilità del glande, ma il rischio è che "spengano" anche buona parte del piacere e, talvolta, diano fastidio alla partner. In più, usandoli regolarmente si rischia di trasferire il problema da fisico a psicologico. Da evitare invece sostanze senza alcun controllo medico e presidi da erboristeria spacciati come miracolosi: spesso promettono ciò che non possono mantenere, e in certi casi possono risultare pure dannosi.
La soluzione spesso più efficace sul lungo termine resta la terapia psicologica, ovvero colloqui mirati con uno psicologo o sessuologo che lavora insieme alla coppia (o al singolo) per destrutturare ansie, blocchi e automatismi. Se preferisci, molti centri ormai offrono consulenze online, destinate a chi preferisce tutelare privacy e comodità.

Parlare aiuta: come comunicare con la partner e togliere la vergogna
La precocità è spesso vista come una sconfitta personale, un tradimento di quella virilità che la società ci ha inculcato come bandiera. In realtà, nascondere il problema è ciò che peggiora la situazione. Parlare apertamente con la propria partner permette di abbassare ansie e aspettative, trovando insieme soluzioni pratiche ma anche un terreno emotivo fertile. Rimanere in silenzio, invece, alimenta tensioni e può minare la fiducia reciproca.
Una comunicazione efficace parte dalla sincerità: non hai niente di cui vergognarti. Spiega come ti senti e cos’hai già provato. Molte donne non danno quella importanza al "tempo" che pensiamo e, se coinvolte nel percorso, sono la risorsa più preziosa che abbiamo. Coinvolgerla, magari chiedendo il suo aiuto nei metodi spiegati prima, trasforma l’intimità in gioco e riscoperta, invece che in una gara di resistenza.
Non serve lanciare la questione con toni drammatici o autoironici: meglio condividere in modo pacato i propri pensieri e ascoltare anche le sue sensazioni. A volte scoprire che non esiste "prestazione perfetta" fa crollare d’un colpo quelle barriere che sembravano insormontabili. Un piccolo consiglio: non rimandare dopo un rapporto andato "male". Mettetevi comodi, parlatene subito. In molti casi, un sorriso o una battuta sincera crea l’atmosfera giusta per riprovarci senza pressioni.
- Siate trasparenti e aperti: la partner può spesso essere più solidale del previsto.
- Non vergognatevi di proporre nuove tecniche o giochi: il dialogo ravviva la complicità.
- Cercate aiuto professionale se la comunicazione non basta: non siete mai soli in questo percorso.
E ricorda che ogni coppia ha il proprio equilibrio. Per qualcuno, la soluzione è aumentare i preliminari o cambiare il ritmo; per altri, introdurre nuove fantasie; per altri ancora, semplicemente accettare qualche difetto e ridere insieme. Se riesci a toglierti il peso della perfezione, la strada si fa subito più leggera.
Quando chiedere aiuto e quali specialisti consultare
Se hai già provato tutto, magari con buoni risultati a tratti ma senza riuscire a sentirti mai davvero rilassato, la visita dallo specialista non deve far paura. Chiedere aiuto medico è un atto di coraggio, non di debolezza. In Italia la strada migliore è il medico di base: sarà lui a indirizzarti verso un andrologo o un sessuologo specializzato, in base al tuo caso.
L’andrologo potrà valutare eventuali cause organiche, fare analisi specifiche o prescrivere, dove serve, terapie farmacologiche (come i famosi inibitori della serotonina usati in alcuni casi selezionati). Il sessuologo, invece, lavora più sulla parte mentale e relazionale, creando un percorso su misura. Oggi ci sono centri dedicati anche nei piccoli comuni, e la privacy è garantita per legge: niente file, niente occhi indiscreti. In più, sempre più regioni italiane offrono supporto psicologico gratuito per problemi sessuali, bastano poche ricerche e magari una telefonata anonima.
A volte basta una sola seduta per "normalizzare" la questione e capire che l’eiaculazione precoce non è una sentenza definitiva, ma un episodio affrontabile come tanti altri della vita. In molte situazioni anche il dialogo con amici intimi (non il gruppo della calcetto, magari…) aiuta a ridurre il senso di isolamento. Se poi senti che tutto ciò influenza la qualità della tua vita o porta a screzi nella coppia, è il momento di fermarsi e chiedere: "C’è qualcosa che posso migliorare, con l’aiuto giusto?".
Come ogni tema legato alla sessualità, la soluzione è raramente bianca o nera. Ognuno di noi ha il suo punto di partenza e la sua destinazione, sia che si tratti di un nuovo inizio, di una conquista personale o del semplice miglioramento della propria quotidianità. Saper riconoscere i segnali del corpo e rispettarli, anche chiedendo un aiuto esterno, non diminuisce la nostra autostima: la rafforza. L’importante è uscire dalla trappola del silenzio e ricordare che, su questi argomenti, essere normali significa essere – semplicemente – umani.